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Ultimo Aggiornamento: 14/06/2007 15:06
01/03/2007 20:17
 
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raw power
I Raw Power nascono a Reggio Emilia nel 1981 per iniziativa dei fratelli Mauro e Giuseppe Codeluppi, rispettivamente voce e chitarra.

Con la pubblicazione di You Are the Victim (Meccano, 1983) il gruppo si pone alla testa della scena hardcore italiana che proprio in quegli anni mostra un notevole vigore. L'album riprende il punk di Circle Jerks e Minor Threat (ritmi ipercinetici, canzoni ultrabrevi, testi d'argomento politico-sociale, ecc.), ma lo fa con una grinta e una convinzione tale da suscitare interesse anche al di là dell'oceano.

Nel 1984 Jello Biafra li invita a rappresentare l'Italia al festival di punk internazionale organizzato a Los Angeles in contrapposizione alle coeve olimpiadi sportive. I Raw Power intraprendono quindi un lungo tour negli Stati Uniti durante il quale in settembre, a Indianapolis, registrano in un unica sessione il loro secondo album.

Screams from the Gutter (Toxic Shock, 1985) si presenta come uno dei migliori esempi di fusione tra hardcore e speed-metal, in linea con lo stile proposto in quegli anni da D.R.I. e Agnostic Front. Più che sull'originalità, l'album fonda la propria importanza su un piano strettamente strumentale e compositivo, sfoggiando una delle migliori formazioni di sempre in ambito punk.
Tra tutti svetta il batterista Helder Stefanini, all'epoca diciassettenne, i cui trascorsi jazz gli permettono di inserire fraseggi inediti determinanti nel trasfigurare miniature punk che altrimenti si confonderebbero tra le migliaia di questo periodo. Valga tra tutti l'esempio di Joe's the Best nel quale il battito al tempo stesso tecnico e istintivo, raffinato e naif, si sviluppa funambolico, esulando dalla sua funzione ritmica per farsi protagonista assoluto.
L'altra colonna strumentale è il chitarrista Davide Devoti, il cui stile si pone a metà strada tra il rumorismo schizoide di Greg Ginn e il solipsismo tecnico di Kirk Hammett. I suoi assoli e il suo feedback, colpiscono di continuo secondo la tattica guerrigliera dello spara e scappa, anche se è forse solo il formato ridotto dei pezzi a impedire che si dilunghino in modo stucchevole. In brani come Bastard o Nihilist la sua chitarra riesce anche a dare una parvenza di melodia alla frenesia generale.
Mauro Codeluppi si dimostra a sua volta uno degli urlatori più efferati della storia del rock: i suoi vocalizzi al vetriolo in brani come Raw Power o Don't Let Me See It precorrono il grindcore facendo al tempo stesso impallidire Henry Rollins.
Giuseppe Codeluppi fornisce il canovaccio a questi tre interpreti d'eccezione, inanellando riff memorabili a getto continuo. Del resto, benché i singoli brani siano tutti minuscoli, la loro sequenza senza soluzione di continuità fa sì che le due facciate del disco possano essere considerate come due lunghe e articolate suite.
State Oppression, Hate e Power diventano subito standard del gruppo, destinati ad essere ripetuti ad ogni loro concerto, ma i capolavori sono altri. A Certain Kind of Killer, ad esempio, che in cinquanta secondi scarsi riesce a condensare un clima d'attesa, una sfuriata selvaggia, un mid-tempo frenetico e una chiusura improvvisa. Oppure Start a Fight, personale versione della jam improvvisata che coi suoi due minuti sembra interminabile in rapporto al formato canzone generale. Oppure My Boss e Police Police, di certo tra i più trascinanti thrash-punk di sempre. Oppure Politicians (con una citazione degli MC5) e Our Oppression che mostrano strutture articolate in grado di allontanarsi dagli schemi consueti.
Sintesi e superamento di dieci anni di punk rock, Screams from the Gutter rimarrà negli anni il capolavoro insuperato dei Raw Power e uno dei migliori dischi hardcore di sempre.

Wop Hour (Toxic Shock, 1986) è un ep dal vivo che raccoglie gli out-takes di Screams tra cui brilla per efferatezza Fuck Authority.
Il ritorno in Italia è traumatico. Stefanini e Devoti lasciano il gruppo per intraprendere una florida carriera di turnisti. After Your Brain (Toxic Shock, 1986) risente non solo del cambio di formazione (Stefanini suona ancora, ma a mezzo servizio), ma anche degli scadenti studi di registrazione italiani del tutto inadeguati a catturare l'impeto selvaggio della banda. L'entusiasmo e la voglia di replicare l'exploit precedente si risolvono in un disco di punk metal per lo più convenzionale in cui solo una manciata di brani regge il confronto con il passato recente, nell'ordine: Buy and Pay (forse la loro cavalcata più devastante), We Shall Overcome (forse il loro brano più melodico), You're Fired, No Place to Hide e Nothing Better to Do (scariche adrenaliniche tutto sommato ineffabili).
Nonostante i cambi di formazione i fratelli Codeluppi riescono a tenere in piedi il gruppo. I Raw Power continuano così per la loro strada alternando tour negli Stati Uniti a dischi in studio di modesta portata.

Mine to Kill (Southern Studios, 1989) tenta di aggiornare il suono alla moda del thrash-metal proprio quando questa moda sta passando.

A sua volta l'antologico Live Danger (TVOR, 1991), mostra tutta la stanchezza di un gruppo che sembra trascinarsi nel fango.

Too Tough to Burn (Contempo, 1993), vede il ritorno di Stefanini, ma il suo apporto è tutt'altro che essenziale, limitandosi a battere il tempo come un batterista qualsiasi. Con una cover di Thin Lizzy in evidenza (Heaven and Hell), il disco sembra ispirarsi più all'hard rock che al thrash metal. Il battito stereotipato di Jane and Joe, le rime baciate di This Ain't a Way to Go, l'alternanza di strofa, ritornello e assolo in Run for Cover sono quasi ridicoli per un gruppo che fonda la propria fama sulla carica selvaggia e naif.

Fight (Godhead, 1995) mostra segni di ripresa, se non altro per la produzione di Don Fury che aggiorna il suono allo stile di Biohazard e Sick of It All, ma al di là della buona registrazione si fa fatica a trovare brani memorabili.

I Raw Power continuano tuttavia a godere di un fedele pubblico di sparuti, ma agguerriti fan, i quali d'altronde non sanno se catalogare il proprio attaccamento tra la nostalgia del passato o la compassione del presente.

L'antologico Live from the Gutter (Godhead, 1996) conferma ancora una volta la superiorità del repertorio di Screams su quello seguente.

Addirittura Burning the Factory (Grand Theft Audio, 1996), ristampa di demo, bootleg e out-takes degli esordi, si presenta come la loro migliore pubblicazione degli ultimi dieci anni.

Reptile House (Toxic Ranch, 1998) e Trust Me (Hello, 2001) cercano quindi di recuperare il clima adrenalinico degli esordi, senza però rendersi conto di quanti anni siano trascorsi da allora.

In definitiva i Raw Power rimangono gli autori di un unico, grande, irripetibile disco. Prolungando ottusamente la loro carriera non hanno fatto altro che istigare dubbi su quanto quell'episodio fosse voluto o fosse invece il frutto di una casuale alchimia momentanea.








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