Internet non riesce a compensare il calo di vendite dei dischi

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nunzia-lo
00giovedì 22 marzo 2007 18:41
Arrivano notizie sempre più allarmanti riguardo alla crisi che sta attraversando l’industria discografica. Nielsen SoundScan ha comunicato i dati relativi alla vendita dei cd nel primo trimestre negli Stati Uniti (il mercato più “forte” del mondo). Le cifre sono drammatiche. Rispetto allo stesso periodo del 2006 si è registrato un calo del 20%, con 89 milioni di dischi venduti contro i 112 dell’anno scorso.

Ma il dato meno confortante è quello che riguarda il mercato digitale, cioè la stampella che in teoria dovrebbe aiutare le case discografiche a recuperare il terreno perduto nei negozi di dischi. Sempre secondo Nielsen, anche il download degli album da Internet ha fatto segnare un calo notevole. A tenere sono gli acquisti di singole canzoni, passate da 242 a 288 milioni.

Nel complesso e aggiungendo pure gli introiti provenienti dal settore della telefonia (suonerie, full track, truetone…), il segno rimane negativo. Un altro studio del Pali Research, citato dal Wall Street Journal ma non condiviso da alcuni dirigenti discografici, indica nel 9% la riduzione complessiva nelle vendite del mercato musicale (Internet e telefonia comprese).

Iniziata nel 2000, contemporaneamente alla diffusione dei primi programmi che permettevano di scambiare canzoni online, la crisi discografica è proseguita più o meno regolarmente fino a oggi. Oltre ai download non autorizzati su Internet, sono state individuate altre possibili cause del tracollo: dalla qualità calante dei prodotti allo sviluppo di una concorrenza sempre più varia nel campo dell’intrattenimento multimediale (videogiochi, dvd, telefonini, la stessa Internet).

Qualche responsabilità è stata anche attribuita alle case discografiche, che hanno impiegato molto tempo per cogliere la portata dei cambiamenti in atto e non sono riuscite a formulare delle soluzioni adeguate per sfruttare il boom della musica online. Oggi su Internet la musica è protagonista assoluta e non soltanto sulle reti P2P: basta pensare al successo di servizi di social network come Pandora, Last.fm o iLike, dove milioni di persone fanno amicizia, comunicano e condividono emozioni e informazioni attraverso le preferenze musicali.

Ormai definitivamente svincolata da un supporto fisico, la musica ha trovato sul Web una nuova natura, difficilmente rapportabile al tradizionale mercato dei compact disc. Al punto che qualcuno è arrivato a ipotizzare per i cd un futuro da mero strumento promozionale. “Io ormai considero il cd più come un fatto di marketing che non come una fonte di guadagno”, ha detto Jeff Rabhan, manager degli artisti Jermaine Dupri e Kelis. “Il disco è il veicolo che aiuta a promuovere i concerti, la vendita delle magliette, la costruzione di un marchio. I soldi non c’entrano più”.

Se quella è la direzione per quanto riguarda i supporti fisici, rimane ancora difficile ipotizzare il destino della musica su Internet, soprattutto dal punto di vista del business. I rallentamenti nella crescita segnalati da Nielsen Soundscan suonano come un campanello d’allarme, soprattutto se si considera la giovane età del settore e i volumi complessivi ancora limitati. Operazioni come la distribuzione dell’intero catalogo di Elton John su iTunes o l’ancora più atteso approdo digitale dei Beatles provocheranno certo dei rimbalzi verso l’alto delle vendite, ma forse solo di natura estemporanea.

L’utopia di gestire e vendere ogni singolo download online rimane molto difficile da compiere, soprattutto in un sistema - come quello digitale - che non è più caratterizzato dalla scarsezza ma dall'abbondanza. Da un lato si deve far fronte alla diffusione inarrestabile del P2P, che gli stessi brani li offre gratuitamente. Nonostante le azioni legali che riguardano ormai numerosi paesi, l’istituto BigChampagne stima che ogni mese almeno un miliardo di canzoni circolino sui network del filesharing. Dall’altro, il boom di servizi come Pandora, Last.fm, ma anche MySpace e YouTube, dimostra come gli utenti siano sempre più spinti verso un’esperienza musicale diversa, che va al di là dell’ascolto di una canzone e sfocia in veri e propri momenti di interazione sociale. Un mondo nuovo, difficile da comprendere e trasformare in business seguendo le vecchie regole del passato.

fonte , lastampa.it
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